Gli antibiotici sono potenti strumenti contro le infezioni. I batteri possono sviluppare rapidamente una resistenza agli antimicrobici e questo è un vantaggio selettivo che dobbiamo considerare.
Un uso prudente è, più che mai, necessario, pensando agli antibiotici come ultima risorsa. La prevenzione e il controllo diventano quindi fondamentali.
Nonostante il loro potenziale nella gestione delle infezioni, gli antibiotici non sono pensati per favorire la rigenerazione del tessuto mammario danneggiato.
Come abbiamo discusso in passato1, quando si verifica, il danno al tessuto mammario riduce la quantità e l’attività delle cellule epiteliali, contribuendo di conseguenza ad una diminuzione della produzione di latte. La letteratura scientifica mostra che questo danno può essere indotto sia dall’apoptosi che dalla necrosi, due meccanismi di morte caratterizzati da specifiche variazioni morfologiche, biochimiche e molecolari a livello cellulare.
Il canale del capezzolo rappresenta la prima linea di difesa della ghiandola mammaria nella bovina. I batteri possono superare questa barriera, entrando nella ghiandola e causando infezioni. Nella ghiandola mammaria, i meccanismi cellulari e umorali rappresentano altre linee di difesa.
Se l’infezione non viene debellata, i batteri proliferano e iniziano a danneggiare l’epitelio mammario. Il danno tissutale procede fino alla perdita dell’integrità strutturale degli alveoli e alla rottura della barriera emato-mammaria. Di conseguenza, la conta delle cellule somatiche nel latte aumenta e sono osservabili cambiamenti nel latte e nelle mammelle.
Inoltre, la risposta immunitaria comporta diverse reazioni chimiche che peggiorano ulteriormente il danno tissutale (Zhao e Lacasse, 2008)2.
Oltre alla funzione di barriera cellulare, ci sono prove che le cellule epiteliali sono vitali nelle risposte di difesa. Oltre a fungere da primo sensore di pericoli, la loro integrità è fondamentale per la loro immunocompetenza e il ruolo di barriera fisica contro molecole e microrganismi dannosi (Günther e Seyfert, 2018)3. Ciò significa che, potenzialmente, il tessuto della mammella può gestire autonomamente le infezioni.
L’integrità dell’epitelio mammario è uno dei numerosi fattori che influenzano la cessione dei farmaci dopo la somministrazione endomammaria.
Per essere efficace, l’antibiotico deve avere un’azione antimicrobica specifica nel sito di infezione. Quindi, prima di tutto, deve essere esso stesso efficace a livello mammario (ad esempio, avendo la capacità di rimanere attivo a specifici valori di pH).
Laddove sono presenti gravi infiammazioni e gonfiori, la diffusione dell’antibiotico attraverso i dotti mammari può essere compromessa. Inoltre, alcuni batteri, come lo Staphylococcus aureus, possono invadere il tessuto epiteliale impedendo l’interazione con gli antibiotici a causa della formazione di tessuto cicatriziale fibroso. Questo potrebbe anche significare mancato apporto di sangue, rendendo la terapia meno efficace.
Inoltre, i batteri hanno la capacità di formare biofilm4. Significativi cambiamenti genetici e fisiologici si verificano in quei batteri che formano il biofilm, con un conseguente effetto di perdita di sensibilità agli antibiotici.
Supportare e proteggere l’epitelio mammario è fondamentale sia per la sua capacità di intervenire nei meccanismi di difesa autonomi, sia per l’efficacia di una terapia antibiotica.
Con l’obiettivo di ridurre l’uso dei medicinali veterinari in generale, e degli antibiotici in particolare, OZOLEA ha creato uno strumento, OZOLEA-MAST, che combina un nuovo concetto per il supporto fisico e la protezione del tessuto mammario alle migliori pratiche di gestione della mandria.
La versatilità di OZOLEA-MAST lo rende lo strumento ideale per diverse applicazioni quando si tratta di problemi alla mammella. Anche quando la mastite conclamata è in corso e usiamo un antibiotico.
Perché? Perché la barriera fisica filmante creata da OZOLEA-MAST genera un ambiente scomodo per i batteri e così rallentare l’aggressività del possibile attacco batterico. Inoltre, riserva al tessuto una tregua dall’esposizione all’ambiente esterno e dall’attacco batterico, consentendogli di procedere con il naturale processo di rigenerazione.
Dal momento che l’efficacia dell’antibiotico dipende anche dalle condizioni del tessuto, vuol dire per l’antibiotico più possibilità di interagire in modo sinergico con un tessuto meno stressato.
Anche in questo caso, l’applicazione di OZOLEA-MAST e la verifica dei risultati devono avvenire in collaborazione con il veterinario. Il prodotto verrà applicato nella mungitura seguente a quella di applicazione dell’antibiotico, fino a completamento della scatola.
Inoltre, dovremo rispettare i tempi di sospensione dell’antibiotico e assicurarci, con il test appropriato, che le concentrazioni di residui nel latte siano conformi ai parametri di legge.
1 Cosa ci dicono le alterazioni visibili nel latte
https://www.ozolea.it/it/cosa-ci-dicono-le-alterazioni-visibili-nel-latte/
2 Zhao X., Lacasse P., 2008. Mammary tissue damage during bovine mastitis: Causes and control. J. Anim. Sci. 2008. 86(Suppl. 1):57–65 doi: 10.2527/jas.2007-0302
3 Günther J., Seyfert H.-M., 2018. The first line of defence: insights into mechanisms and relevance of phagocytosis in epithelial cells. Seminars in Immunopathology. (2018) 40:555–565 doi: https://doi.org/10.1007/s00281-018-0701-1
4 Reneé Pieterse, Svetoslav D. Todorov, 2010. Bacteriocins: exploring alternatives to antibiotics in mastitis treatment. Review – Braz. J. Microbiol. 41 (3) – Oct 2010
DOI: https://doi.org/10.1590/S1517-83822010000300003
5 Le mastiti recidive nella bovina da latte: il ruolo dei biofilm microbici.
https://www.ozolea.it/it/le-mastiti-recidive-nella-bovina-da-latte-il-ruolo-dei-biofilm-microbici/