Il nuovo Regolamento UE sui medicinali veterinari, applicabile dal 28 gennaio 2022, definisce anche alcune norme che hanno l’obiettivo di ridurre significativamente l’uso di antimicrobici negli animali allevati e da compagnia.
Nel mondo veterinario, siamo tutti chiamati ad utilizzare gli antimicrobici in modo più prudente per contrastare lo sviluppo di resistenza a tali sostanze.
Una grande novità riguarda le regole per l’uso degli antimicrobici, che dovrà avvenire su base di ricetta veterinaria e dovrà essere giustificato da un’accurata diagnosi della condizione degli animali1.
Per quanto riguarda le mastiti nelle vacche da latte, al di là delle future disposizioni normative, un uso prudente degli antibiotici può aiutarci davvero a ridurre i costi associati ai trattamenti sanitari e a minimizzare il rischio di sviluppo delle resistenze.
Non si tratta solo di insistere con una gestione efficiente e puntuale della biosicurezza e, complessivamente, del sistema stalla. Si tratta anche di identificare la problematica e la relativa gravità, l’agente che causa la problematica e la giusta arma di difesa.
In sintesi (ed in sequenza): esame clinico, esame batteriologico ed antibiogramma.
A cosa servono questi tre diversi esami?
Per gestire correttamente le mastiti in stalla, identificare il problema e “misurarne” il livello di gravità è la prima cosa da fare. Ne abbiamo parlato di recente in un articolo2 in cui abbiamo illustrato brevemente l’importanza di osservare animale, mammella e latte prima della mungitura per capire se è in corso un disordine secretorio mammario e l’entità della problematica.
Questo serve per prendere decisioni su come agire. A seguire, va condotto l’esame batteriologico di campioni di latte. Lo scopo è quello di avere a disposizione delle informazioni sui patogeni che causano mastite specifici dell’allevamento, nonché sulla sensibilità agli antibiotici che verrà valutata mediante l’esecuzione di un antibiogramma.
Quest’ultimo esame corrisponde di fatto al test per la sensibilità agli antibiotici, e verrà eseguito da un laboratorio accreditato secondo le metodiche suggerite da standard di riferimento internazionali. Purtroppo, l’esito dell’antibiogramma non è immediato, e potrebbe rappresentare un limite quando l’intervento va necessariamente fatto con tempestività.
In realtà, la sua utilità è davvero elevata: condurre un antibiogramma ci aiuta a raccogliere informazioni su come agire rispetto ad una futura infezione causata dal patogeno che abbiamo individuato prima con il batteriologico e poi del quale abbiamo valutato la sensibilità a diversi antibiotici con l’antibiogramma.
Il tempo di attesa del risultato dell’antibiogramma corrisponde ad un’altra situazione in cui applicare OZOLEA-MAST ha dei benefici.
Per questo motivo, OZOLEA ha predisposto il Protocollo M5 (Mammella lattazione: mastite acuta o recidiva in attesa di esito antibiogramma; attenzione: protocollo senza effetto terapeutico), da implementare sotto l’osservazione del veterinario.
Perché usare OZOLEA-MAST in questa situazione? OZOLEA-MAST non è pensato per curare la mastite, ma per supportare e proteggere il tessuto endo-mammario. Questo significa che non sostituisce l’antibiotico nei casi di mastite acuta o recidiva, ma può essere usato in attesa di sapere quale antibiotico andrà usato.
Perché? Il supporto alla funzionalità del tessuto e la protezione di OZOLEA-MAST consentono al tessuto di procedere con il naturale processo di rigenerazione. Il tessuto endo-mammario è una naturale barriera difensiva: la sua integrità consente una migliore sinergia con l’efficacia dell’antibiotico.
1 Prescrizioni veterinarie e antimicrobici: le nuove regole dal 28 gennaio 2022.
2 Identificazione precoce della mastite: i segnali da vacca, mammella e latte.
https://www.ozolea.it/it/identificazione-precoce-della-mastite-i-segnali-da-vacca-mammella-e-latte/