Essere produttori di latte vuol dire avere competenze multidisciplinari e talvolta avremmo bisogno di essere sollevati da alcuni problemi e responsabilità. Tuttavia, la nostra presenza in aree specifiche del mondo è fondamentale sia dal punto di vista economico che sociale.
In generale, la colonna portante dell’economia nelle aree rurali è l’agricoltura. Le comunità, le infrastrutture, l’occupazione e le persone che vi risiedono si concentrano principalmente sull’agricoltura e sulla produzione alimentare, contribuendo a rendere i villaggi e le città rurali un luogo inclusivo.
La produzione di latte è una risorsa consolidata nelle zone rurali poiché sostiene la popolazione fornendo una fonte regolare di alimenti di origine animale che possono essere sia cibo per la popolazione stessa sia un’opportunità di mercato.
In particolare, i produttori di latte sono i custodi dell’ambiente e del suolo. La scorsa settimana abbiamo sottolineato l’impatto di una buona gestione aziendale e della mandria sull’ambiente e sul suolo (leggi “L’allevamento da latte ha una natura circolare”). Ciò vale in particolare per le aree rurali marginali, dove l’allevamento da latte contribuisce alla riduzione del rischio di dissesto idrogeologico.
Occupare aree marginali e continuare alcune delle tradizioni casearie aiuta la società a ridurre il continuo spopolamento di queste regioni, riportando lavoro e occupazione, e riducendo le disuguaglianze di genere.
Inoltre è importante avere per molte aziende una conduzione famigliare. Esse contribuiscono a rendere le aree rurali luoghi più inclusivi in cui vivere e incoraggiano giovani uomini e donne a essere coinvolti nelle attività produttive, apportando innovazione, sviluppo e rafforzando la rete socioeconomica.
Nell’Unione Europea, lo spopolamento delle aree rurali è un fenomeno estremamente importante: l’agricoltura di oggi è diversa da quella di decenni fa. In passato, le piccole fattorie erano ampiamente diffuse sul territorio. Con il fenomeno dell’urbanizzazione, le realtà rurali si sono drasticamente ridotte, ma al contempo hanno subito una notevole evoluzione tecnologica e produttiva. Questa evoluzione è un passo avanti verso il futuro sviluppo demografico.
Le stime riportano una crescita della popolazione mondiale fino a quasi 9,7 miliardi entro il 2050. Il 70% della popolazione sarà concentrato nelle aree urbane ed il 30% in quelle rurali. Questa percentuale dovrà occuparsi di produzione agricola, e dovrà farlo con sempre maggior efficienza.
L’allevamento da latte può essere sia intensivo che estensivo ed entrambi hanno il loro ruolo nello sviluppo sociale, anche urbano. L’agricoltura intensiva non dovrebbe essere vista negativamente.
La produzione di latte intensiva è un approccio pensato per massimizzare la produzione con ridotto uso delle risorse. L’innovazione ha permesso di migliorare i livelli di benessere e la salute animale, nonché la tutela dell’ambiente. Guardando all’efficienza e alla sostenibilità è possibile cogliere i lati positivi della produzione intensiva.
Solo la produzione di latte dell’Unione Europea è stimata a circa 155 milioni di tonnellate all’anno. Germania, Francia, Polonia, Paesi Bassi, Italia e Spagna sono i principali produttori – quasi il 70% della produzione dell’UE. Un settore economico importante, pervasivo ed eterogeneo.
La popolazione di bovini da latte dell’UE (circa 21 milioni di capi – 2018) è recentemente diminuita mentre è aumentata la produzione di latte per vacca (7000 kg – 2018): un chiaro segno di efficienza.
Oltre alla sua importanza per l’ambiente, l’occupazione e la produzione alimentare, l’allevamento da latte è centrale per l’innovazione, coinvolgendo diversi campi di ricerca – dalle scienze della vita all’ingegneria. In particolare, la produzione intensiva consente sistematicamente un trasferimento di risorse e tecnologie anche laddove non vi sono possibilità economiche e strutturali adeguate, supportando di fatto un’innovazione sostenibile nei paesi in via di sviluppo.
Di fronte alle sfide attuali, dalla questione ambientale a quella del prezzo, dovremmo essere capaci di proteggere il nostro ruolo di custodi dell’ambiente e di produttori di alimenti.
Ciò richiede ora la capacità di creare, condividere e implementare le conoscenze e nuove tecnologie, ma anche nuovi modi di organizzare la filiera e di cooperare.
L’obiettivo finale della cooperazione deve essere la sostenibilità economica, ambientale e sociale. E questo è anche l’obiettivo del progetto SSafeMILK di OZOLEA.